«Ma io sono costante come la stella del settentrione che per la sua fissità ed immobilità non ha compagna nel firmamento». Sono le parole che Shakespeare fa pronunciare a Giulio Cesare nel terzo atto dell’omonima tragedia: la stella polare vi è presa a simbolo dell’incrollabile fermezza con cui Cesare mantiene il suo proposito di esiliare Cimbro.
Non poteva sapere il genio della lingua inglese, a cavallo tra la fine del ‘500 e l’inizio del ‘600, che la stella polare tutto è fuorché fissa e immobile.
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Polaris, una supergigante incostante ed enigmatica
Michele Diodati
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