Cosa resta di SN 1987A

 Cosa resta di SN 1987AIl 23 febbraio 1987, preceduta dall’arrivo di fasci di neutrini registrati da tre distinti laboratori, la luce proveniente dall’esplosione della supernova SN 1987A raggiunse la Terra, dopo aver coperto i circa 168.000 anni luce che separano il nostro pianeta dalla periferia della Nebulosa Tarantola nella Grande Nube di Magellano, luogo in cui avvenne l’esplosione. È stata la prima supernova realmente vicina che sia stato possibile osservare a partire dall’invenzione del telescopio.
Per tale ragione schiere di astronomi si sono dedicati nell’ultimo quarto di secolo a studiarla e sezionarla con febbrile interesse, usando i dati raccolti dai maggiori osservatori terrestri e spaziali, allo scopo di ricavare ogni possibile informazione sull’evoluzione del resto di supernova e, soprattutto, sul meccanismo che innesca simili gigantesche esplosioni.

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Michele Diodati

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Informazioni sull'autore: Gian Luigi Somma

Gian Luigi è un ingegnere aerospaziale e astronautico con un PhD svolto nel campo dei detriti spaziali. Nella sua carriera ha lavorato in progetti con l'agenzia spaziale europea (ESA), l'agenzia spaziale tedesca (DLR) e con l'Università di Cambridge. Dal 2019 ricopre il ruolo di mission analyst presso Cambridge Space Technology. Nel 2003 si è unito al GAK del quale ne ha raccolto l'eredità, trasformandolo in un portale di astronomia e astronautica e promuovendo queste scienze tramite star party, corsi e conferenze.

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