La materia oscura non è poi così oscura, dopo tutto

La materia oscura non è poi così oscura, dopo tutto«Lo spazio è pieno di misteri. Aiuto, help me, S.O.S.», cantavano gli Oliver Onions nel 1979. Era la sigla finale di Spazio 1999, serie cult che ogni serio appassionato di scienza e fantascienza oltre la quarantina ha nel suo curriculum di telespettatore. Ma lo spazio è davvero pieno di misteri, non solo nella finzione fantascientifica. Uno di questi, per esempio, è il fondo cosmico a infrarossi o CIB, dall’inglese “Cosmic Infrared Background”.

Analogo per certi versi al fondo cosmico a microonde o CMB, il CIB è un bagliore diffuso in tutto il cielo, rilevato con chiarezza negli ultimi decenni da diversi satelliti a infrarossi (IRAS, ISO, COBE, Spitzer, Herschel). Si presenta come una granulazione di macchie luminose, che ricorda la distribuzione delle puntine abrasive su un foglio di carta vetrata o l’effetto sabbia di un canale non sintonizzato sui televisori di una volta. È difficilissimo capire esattamente cosa sia, perché non c’è un chiaro corrispettivo di ogni sorgente nella luce visibile e soprattutto perché esistono diverse sorgenti di luce infrarossa, poste a distanze molte diverse, che possono contribuire, tutte insieme o separatamente, all’emissione infrarossa totale, per ogni singola porzione di spazio osservata dagli strumenti.

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Michele Diodati

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Informazioni sull'autore: Gian Luigi Somma

Gian Luigi è un ingegnere aerospaziale e astronautico con un PhD svolto nel campo dei detriti spaziali. Nella sua carriera ha lavorato in progetti con l'agenzia spaziale europea (ESA), l'agenzia spaziale tedesca (DLR) e con l'Università di Cambridge. Dal 2019 ricopre il ruolo di mission analyst presso Cambridge Space Technology. Nel 2003 si è unito al GAK del quale ne ha raccolto l'eredità, trasformandolo in un portale di astronomia e astronautica e promuovendo queste scienze tramite star party, corsi e conferenze.

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