Alla fine degli anni ’60 del secolo scorso, i progressi tecnologici compiuti nell’esplorazione del cielo nelle frequenze dell’infrarosso consentirono di bucare per la prima volta in modo efficace la nera cortina di polveri che rende invisibile il centro galattico ai telescopi ottici. Nel 1968 Eric E. Becklin e Gerald Neugebauer, due astronomi del Caltech, riuscirono a scandagliare i parsec centrali della Via Lattea in quattro diverse lunghezze d’onda dell’infrarosso, ottenendo i risultati migliori a 2,2 µm. Superando 25 magnitudini di oscuramento dovuto alle polveri nei bracci a spirale interposti, scoprirono sciami di stelle addossate l’una all’altra con una densità inverosimile, a paragone delle enormi distanze che, nella periferia galattica, separano il Sole dalle sue vicine.
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Michele Diodati
Categoria: Astronomia » permalink, shortlinkKeywords: buchi neri, buchi neri supermassicci, infrarosso, interferometria, radioastronomia, Sagittarius A, Sgr A*.
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