Curiosità sull’ultimo atterraggio dello shuttle Endeavour STS-134

Lo space shuttle Endeavour ha terminato con successo la sua ultima missione STS-134 atterrando il primo giugno al Kennedy Space Center (KSC).

Questo è quello che ha detto lo speaker della NASA all’atterraggio :

“And so after a journey of 6½ million miles, Endeavour landing in darkness but illuminated by the ingenuity and dedication of every astronaut, scientist, engineer, flight controller, mechanic and dreamer that helped it fly. ”

“E così dopo un viaggio di 6 milioni e mezzo di miglia, lo shuttle Endeavour è atterrato si nell’oscurità, ma illuminato dalla ingegnosità e la dedizione di ogni astronauta, scienziato, ingegnere, controllore di volo, meccanico e sognatore che hanno contribuito a farlo volare.”

Shuttle STS-127 landing
In questa foto (STS-27, Atlantis) sono ben visibili le protezioni termiche dello shuttle sul nosecone, sul ventre e sui bordi d’attacco.

Un fatto curioso: nel video dell’atterraggio  viene mostrata la navetta attraverso delle telecamere normali e termiche. Questo permette ai tecnici sia di vedere meglio l’atterraggio in assenza di luce, sia di controllare in diretta le temperature delle varie parti dello shuttle.
Le ruote della navetta, a causa dell’attrito del terreno e dell’azione dei freni, aumentano la loro temperatura  cambiando il loro colore termico dal nero dell’inizio filmato fino ad arrivare al bianco una volta concluso l’atterraggio.

Inoltre anche la punta, il nosecone, il ventre e i bordi d’attacco delle superfici aerodinamiche appaiono più caldi a causa dell’attrito generato dall’atmosfera nel rientro. Lo shuttle infatti, non essendo dotato di motori, plana dall’orbita fino a terra, smaltendo tutta la sua energia tramite l’attrito che si consuma in calore.
Proprio per questo motivo le parti più sensibili vengono rivestite di protezioni termiche in speciali materiali compositi, i carbon-carbon, che permettono alla navetta di resistere agli altissimi carichi termici nella fase di rientro. Queste “piastrelle protettive” sono ben visibili e facilmente riconoscibili poiché sono di colore nero o grigio sui bordi d’attacco delle ali.

Visione dell'orbiter tramite la camera termica
Visione dell’orbiter tramite la camera termica

Un’ altra particolarità presente nel video sono le fiamme che appaiono vicino alla deriva verticale di coda. Non si tratta di un incendio, ma bensì delle APU, Auxiliary Power Unit, le quali sono in pratica dei motori che bruciando carburante generano dell’energia.
Dal condotto di uscita vengono quindi espulsi i gas di scarico ad alta temperatura che a volte, come succede per gli aerei, prendono fuoco. In ogni caso, subito dopo l’atterraggio, come procedura standard di sicurezza, l’orbiter viene raggiunto da alcuni automezzi dei vigili del fuoco.

Nel caso dello shuttle, le APU vengono utilizzate alla partenza per il controllo direzionale dei motori e all’atterraggio per controllare le superfici aerodinamiche, ovvero il timone e gli elevoni/alettoni. Per maggiori informazioni sulle Apu potete leggere l’articolo: “Lancio dello shuttle Endeavour rimandato a causa del malfunzionamento di due APU heater“.

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Informazioni sull'autore: Gian Luigi Somma

Gian Luigi è un ingegnere aerospaziale e astronautico con un PhD svolto nel campo dei detriti spaziali. Nella sua carriera ha lavorato in progetti con l'agenzia spaziale europea (ESA), l'agenzia spaziale tedesca (DLR) e con l'Università di Cambridge. Dal 2019 ricopre il ruolo di mission analyst presso Cambridge Space Technology. Nel 2003 si è unito al GAK del quale ne ha raccolto l'eredità, trasformandolo in un portale di astronomia e astronautica e promuovendo queste scienze tramite star party, corsi e conferenze.

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